Cosa vuol dire fare Design?
Cosa è il Design? Cosa vuol dire fare Design?
Per capire cosa è per me il Design bisogna partire dalla traduzione del verbo inglese “to design”, ossia progettare, termine derivato dal latino proiectare (gettare avanti).
Il Design è forma, funzione e produzione
Nell’uso comune si è arrivati a pensare al Design come a semplice forma, decorazione. Un prodotto di Design è diventato nell’immaginario collettivo un oggetto dalla forma “particolare”, generalmente legato alla sfera del lusso e tendenzialmente di produzione italiana.
Ritengo sbagliato pensare che il fare Design sia limitato al semplice tracciare un disegno con la matita o con il cad. per creare un oggetto bello.
Fare Design è un processo più complesso: significa creare un oggetto pensandolo per una precisa funzione sapendo che poi andrà prodotto, che qualcuno dovrà usarlo e che, alla fine del suo scopo, andrà riutilizzato o smaltito.
Per fare questo il Designer dovrebbe porsi domande come:
- a cosa servirà?
- chi lo userà?
- chi lo produrrà?
- con che materiali andrà costruito?
- quanto costerà?
Un oggetto di Design deve essere un oggetto funzionale, frutto del confronto e dell’interazione tra più soggetti coordinati da un progettista, il Designer. Il fatto che il risultato sia un oggetto anche esteticamente gradevole deve essere un plus, la bellezza non deve essere fine a sé stessa.
Enzo Ferrari diceva: “L’unica macchina bella è quella vincente”.
Un esempio storico del fare Design
Credo che la sedia Superleggera o sedia 699, frutto della ricerca di Giò Ponti e prodotta da Cassina dal 1957, sia l’esempio perfetto per capire cosa vuol dire fare design.
Partendo dalla tradizione ligure della Sedia di Chiavari, Giò Ponti studia per l’azienda brianzola una sedia che diventerà icona del design italiano, simbolo di equilibrio tra solidità, leggerezza ed ergonomia, grazie alle sezioni triangolari di soli 18 millimetri, al peso di 1.7 kilogrammi e all’innovativo schienale ad angolo.
L’architetto e designer milanese affronta il problema di una seduta moderna confrontandosi con:
- il passato, la Sedia di Chiavari;
- i materiali, l’uso del frassino massello e della paglia lacustre per la seduta;
- il futuro, la ricerca, l’uso della sezione triangolare per la struttura e l’invenzione dell’incastro zigrinato a tenone;
- la produzione, per l’uso di macchinari moderni e sofisticati per la lavorazione del legno, ma anche la consolidata manualità di ciascun artigiano per incollaggio, levigatura e assemblaggio;
- il marketing, famose le immagini del ragazzino che solleva la Superleggera utilizzando il solo dito mignolo o la leggenda di lanci di sedie che ricadono dopo voli vertiginosi, in alto e in lungo, rimbalzando e non rompendosi mai.
Il messaggio nel vederla oggi ancora in produzione è chiaro e contemporaneo: “Torniamo alle sedie-sedie, alla case-case, alle opere senza etichetta, senza aggettivi, alle cose giuste, vere, naturali, semplici e spontanee”.